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Mi siedo in silenzio
sotto un grande faggio
che adagia i suoi grandi e flessibili rami
sul lago
si adagia con delicatezza
sulle acque del lago
il sole riflesso dalle acque
accarezza le foglie del grande albero,
generando il senso del movimento,
unito all’impulso che
il flusso delle acque di un piccolo ruscello
causa sulla superficie.

Il lago
la vita,
quante correnti della vita,
quanti gli elementi
che concorrono e fanno il lago.
Oltre al concetto di lago,
oltre all’idea di vita.
Il non sé che costituisce il sé
acqua
terra,
foglie,
aria,
insetti,
colori,
piante immerse,
alberi che flettono,
cielo e nuvole,
il mio sguardo
Il lago costituito dal non lago,
seduto in silenzio osservo,
il lago non è più il lago,
nulla è più quello che appare ai sensi,
la mente molla la sua presa.
Silenzio
vivo
ed il lago diviene di nuovo lago
e le piante di nuovo piante.
L’esperienza dell’interessere,
le correnti della vita
non sono la mia vita
e divengono la mia vita.

Ogni incontro,
ogni luce,
ogni ombra,
ogni sospiro, ogni parola,
non sono la mia vita,
ma divengono la mia vita.

Il lago si fa maestro
esprimendo la sua Buddhità
nella sua non Buddhità,
per essere così un Buddha.

Anch’io nel mio silenzio
sono il lago
pur non essendo il lago.

Adagio i miei sensi sul lago
come i grandi rami del faggio,
raccogliendo il senso di ogni cosa
accedendo alla realtà
che pervade
ogni aspetto di questa vita.

Sumiana, 28 giugno 2019

Una poesia nata durante la pratica della Mindfulness che esprime emozioni e sentimenti sorti nell’esercizio della consapevolezza.

Giuseppe Reale 

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